Andrea Degani
Opera 1^ classificata
Sogno d’inverno
Le mattine quando il cielo
dorme ancora, e fuori
so che forse il vento
tremula di freddo e tace,
attento a non guastare
il nevicare morbido, mi piace
stare immobile e
far finta di dormire, come se vi fosse
qualcun altro da ingannare
oltre me stesso. E mi diletto
ad ascoltare il tempo che
rintocca al passo di un viandante
e sbuffi di automobili
qui attorno, l’abbaiare pigro
di un cane infastidito,
e gli schiamazzi e il ridere
di due bambini. Fingo
ancora di dormire, e forse
tutto è solo un sogno labile,
i rumori e il mondo
fuori, creature immaginarie
del sogno di un risveglio.
Leila Gambaruto
Opera vincitrice del Trofeo Donna Hotel Terme Olympia
Rose di luna
Rose di luna
sfumate leggere
dal pennello della notte,
dolcemente sfogliano
cangianti trasparenze
di petali e spine
sul raso della tua pelle.
Ed ancora, senza fine,
come serica falena
ebbra di luci e argenti,
il mio sogno intreccia
arabeschi di desiderio,
morendo nel cuore fatale
d’una effimera corolla.
Fiorenza Marino
Opera 2^ classificata
Pensieri
In un crescendo
di piccole e dolci carezze
sulle gote ancora tese
all’imbrunire
con l’incessante battere del cuore
si svelano inquietanti pensieri
si alternano i ricordi
nell’ombra di lunghe notti
e nella luce infuocata di giorni
tenuti a spalla come macigni.
in un crescendo
di piccole e dolci carezze
sulle gote ancora tese
all’imbrunire
con l’incessante battere del cuore
si svelano arditi pensieri
si alternano i ricordi
al vibrare incessante
di ogni piccola parte del corpo
che arde al ritmo
di ogni sguardo, ogni sorriso,
ogni carezza
persi
nel vuoto di notti insonni
e lunghi giorni tesi a godere
del piacere dell’attesa
e del desiderio.
Mauro Domenella
Opera 3^ classificata
Senza carte né calendari
E alla fine,
la lacrima firma una pagina
che da sempre ricordo triste.
I giorni sono appunti di viaggio nei quaderni,
auspici solo nei sogni:
non ho potuto amarti a sazietà.
La vita sfugge
come la scintilla dell’arrotino,
e rimane la ferita del nomade,
senza carte né calendari,
col passato come antidoto al dolore.
Dei castelli impastati insieme
il destino, bambino beffardo,
con un piede li ha ribaltati,
ed ecco il sangue delle rose
sulla pietra che ti nasconde.
Mi è difficile rimuovere le polvere
sul sentiero che hai percorso,
rinfrescare l’orma di sabbia.
Per te avrei raccolto le stelle
come fossero fiori,
avrei convinto la luna, sposa d’argento,
a sfoggiare il suo strascico sul mare…
Ora che il cuore eccheggia i suoi rintocchi
al presagio delle ombre,
sarò grato al ponte
sul quale potrò attraversare il fiume.
Ti rivedrò sull’altra sponda,
con due stelle luminose negli occhi,
approdo per la barca
che ha perso il suo timone.
E intanto, i ricordi mi parlano di te
con tono sommesso, stemperato,
ma mai sopito,
un fruscìo d’acque tra erbe alte.
Cristiano Comelli
Opera 4^ classificata
Insicurezza
Non saprei essere per te
che uno stritolante rumoreggiare
di ossa che mendicano sorrisi
l’ombra di un invertebrato
che si balocca nell’ossessione
di aggrapparsi allo scoglio
che lo faccia incanutire tranquillo
e gli permetta di sbeffeggiare
le sanguinanti carezze del mare.
Non so prendere a schiaffi il tempo
per le lacrime di marmo
che lascia scivolare
sulle pianure del mio volto
già bagnato da gocce di insicurezza
né so scorgere la frase chiave
per indurre il sole
a soffocarmi con la sua luce.
Comprendo unicamente
che dietro la mia barba color fuliggine
forse si cela ancora il volto di un bimbo
indesideroso di giocare
con le sue responsabilità
impegnato a lanciare le sue prime incertezze
come insulsi, ignari sassi
nel lago di una ragione
impaurita di esibirsi al cosmo.
Tristano Tamaro
Opera 5^ classificata
Solitudine – appunti
È una puttana gratis
che allunga la sua ombra di separazione
al fondo d’una strada dove si resta soli,
perché nessuno nell’universo può sapere
dove governi il timone d’un’altra anima.
E le parole che invento
hanno voce solo per me,
ognuna con un codice, un colore diverso
senza luce per altre parole sole.
Lo so, sono soltanto gesti teatrali
i tentativi di fuga
da questo coltello puntato alla gola,
la ricerca d’un instabile ponte d’aria
dove sapersi incontrare.
Noi inciampiamo in lontananze infinite,
cercando un rifugio oltre il cielo,
ma la luna e il sole del nostro cuore
tramontano su silenzi antichi.
È un turbamento che sfugge alle dita
un respiro lungo di vento alla deriva,
la misura della nostra debolezza
per scalare i torrioni del cielo.
So che la mia ombra non m’appartiene,
lei cammina sola con me.
E ancora la solitudine bussa alla porta,
e sempre apri e non c’è mai nessuno.
Roberto Silleresi
Opera 6^ classificata
Discrepante amicizia
Ho scommesso su un’amicizia
che schiacciasse la testa al doppio senso,
senza accoramento per il mio candore
attento ad ascoltare labbra di dama
ma immune dalla morbosità del bacio.
Con occhi di cangiante pigmento
ho scoperto la voluttà della danza
moto polisemo che elide i fianchi
nel cristallo d’un solipsistico abbraccio.
Io pasteggio ad assenzio
e diluisco inchiostro in sangue
nel grottesco intento di contraddire
alla comune equazione dei sessi.
Finché vivremo come un malore ctonio
la noia d’amore ed il lusso emotivo
non avrò scrupolo di riscuotere
un’intimità seminale e discrepante.
Ma invidio il vento che professa la sua fede
convertendo nubi nel loro contrario.
Giovanni Formaggio
Opera 7^ classificata
Casa natia
Sfioro con la mano
la casa natia
abbandonata tra campi rasati.
Avido come un’ape
succhio ricordi da ogni mattone.
Rivedo mia madre sorridente
sull’uscio di casa ora coperto
da ortiche arroganti
aspettare il mio ritorno da scuola.
Mio padre strappare dal roveto, ancora vivo
le more per me e poi, come sempre
la sua carezza sui capelli.
Eccoli, in un giorno di maggio
uscire, voltarsi indietro, portarmi lontano
e non tornare mai più.
Vorrei riaprire porte e finestre
per far entrare sole e vita.
Come un tempo raccolgo
un soffione di tarassaco
che subito il vento disperde
come il tempo ha frantumato i miei anni
lasciandomi solo capelli bianchi
e due lucciole in cielo.
Guardo le mura avvolte dal tramonto
e sento le vene ingrossare
come torrenti in piena
e inondami l’anima d’amore
e di dolore.
Maurizio Alberto Molinari
Opera 8^ classificata
Stanco…
Orologi alieni
circondano il mio tempo.
Vuote lancette
s’inerpicano
in spazi senza dimensione.
Minuti sadici
giocano a vuotare
granelli di sabbia
dalla mia clessidra.
Parole rincorrono i respiri
cercando spazio
per sopravvivere
e infine divenire.
Fugo definitivamente
nello specchio stanco
del mio
solitario
firmamento.
Stefano Colli
Opera 9^ classificata
Gli occhi che nessuno ha mai visto
Tu sei come gli occhi
che nessuno ha mai visto
e come le parole
che mai nessuno ha pronunciato.
Tu non chiedi nulla
e resti sempre in attesa
ma ti ritrai da chi tenta
di violare il tuo segreto
immerso in quel mare
mai solcato dall’uomo.
Di fronte al ricordo
di cose lontane e al fluire
di una matassa senza fili
tu non sembri tremare
sempre uguale a te stesso
custode del tuo antico mistero.
Lambisci le ore
e ti diverti a guardarle
quando come impazzite
giocano nel recinto del tempo.
Ci attendi da sempre
e sorridi bonario
di fronte alla frenesia
che ci avvince ogni giorno.
Verrà il momento
in cui dovremo incontrarci
e forse allora sfilerai
la tua maschera senza volto
e mai così lungo
sarà l’attimo in cui
ti attenderemo
muti.
Salvatore Amico
Opera 10^ classificata
In questa stanza
In questa stanza
che sa di eterno,
pareti tappezzate
di vetusti ricordi,
scavano i meandri
dei miei pensieri terreni.
Fugaci immagini,
sbiadite dal tempo,
si stagliano sui muri,
olezzanti di antiche primavere.
Lacerti di ombre
sorreggono i templi,
di un’esistenza
proiettata in un
universo di eterna luce.
Lorenza Negri
Premio Speciale «Poesia Donna Hotel Terme Olympia
Poesia
Mi adagerò nel tutto senza fine
D’un sognar profano
Percorrendo sogni di chimere assenti.
Abbia pace nel petto il fiero cuore
Musa soave dal canto perenne
Gli alberi s’inchinano al tuo prodigio
parole disperse dal vento,
planate, come tenere colorate foglie,
dove la vita non muore
ma si allontana lentamente, placata.
Ho aperto la finestra e sono volate via.